Ragno violino: facciamo il punto
Torniamo a parlare del ragno violino (Loxosceles rufescens) a causa delle numerose segnalazioni di questo ragno nei centri urbani e dei morsi accidentalmente inferti all’uomo. Pur non essendo un aracnide aggressivo, il suo morso può essere pericoloso, originando necrosi locale, infiammazione e raramente reazioni sistemiche e morte.
Ciò a causa delle proteine del suo veleno che hanno attività enzimatiche e tossiche, in grado di causare la distruzione e la morte delle cellule, originando una evidente necrosi locale. Tra queste sostanze, la più importante è la Sfingomielinasi D, responsabile della maggior parte degli effetti necrotizzanti, perché degrada la sfingomielina, un lipide presente nelle membrane cellulari.
Tale azione distruttiva è coadiuvata dall’azione di altre sostanze contenute nel veleno di Loxosceles, come fosfolipasi, proteasi, ialuronidasi, metalloproteinasi ecc. Il veleno contiene anche sostanze che attivano il sistema immunitario, inducendo una risposta infiammatoria. Questo può causare dolore, gonfiore e arrossamento nella zona del morso e innescare reazioni immunitarie, che, in rari casi, portano a sintomi sistemici, come febbre, emolisi e persino insufficienza renale o altri disturbi gravi, che però sono molto rari.
Ciò si riferisce a tutte le specie di Loxosceles presenti nel mondo e anche al nostro Loxosceles rufescens (Figura 1) sia maschio, sia femmina. Come sappiamo, si tratta di una specie poco aggressiva, che morde generalmente per difesa, inoculando, con i propri cheliceri (Figura 2) quasi sempre un limitato quantitativo di veleno. Inoltre, gli stadi immaturi di questo ragno ne inoculano un quantitativo sempre inferiore, con effetti meno pronunciati rispetto a quelli causati da un adulto.
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